giovedì 31 gennaio 2008

L'Italia

In quanto trentenne e fresco emigrante mi trovo nella classe di persone di questi call for posts (1) (2) di Michele. Cercherò di rispondere alla sua richiesta sulla nostra amata Italia.

L'Italia è un paese senza futuro. Questo è quello che vado dicendo da un pò. Il problema vero è che ne sono convinto come cercherò di motivare nel seguito.

Un trentenne italiano è un bamboccione come ha detto il nostro ex ministro Padoa-Schioppa. Un bamboccione che studia per bene, prende una laurea nei tempi e con massimo dei voti e poi? Beh poi gomita e tira calci per un posto di lavoro a progetto. Ci sono anche i fortunati che si accapparano un posto al sole: un bel contratto a tempo indeterminato.

"Ma allora non è così drastica la situazione", si potrebbe pensare, "è sempre stato difficile avere un posto di lavoro, ma se sei in gamba vai avanti". Quante volte con questo storia di essere in gamba mi sono illuso di fare una vita che riscattasse i sacrifici dei miei genitori! Purtroppo il problema è che il salario di un posto al sole non copre nemmeno le spese per l'affitto. Certo non tutte le città sono care come Roma, ma non tutte le città offrono un posto al sole (e men che meno uno a progetto). Allora cosa si fa? Si chiede aiuto a mamma e papà -- che vergogna a me
tocca ancora farlo! -- per la casa, le spese straordinarie ma sempre più spesso anche quelle ordinarie. Chi scrive ha una famiglia e quindi il suo giudizio è aggravato dall'avere un nucleo famigliare alle spalle da sostenere. Cosa fa chi non ha famiglia? Semplice, non se la costruisce: anche volendo non può! Quindi, bamboccioni laureati (una volta si diceva 'futura classe dirigente del paese') che non danno futuro al proprio paese perchè è il paese stesso a non dargliene la possibilità. E gli altri trentenni che non hanno proseguito gli studi fino all'accademia? Ovviamente hanno anche meno possibilità di chi ha il famoso 'pezzo di carta'.

C'è sempre il rovescio della medaglia: colui che non mette su famiglia perchè gli piace godersi la vita o anche il figlio di papà per cui il posto al sole si libera con la sola nascita. Ma queste eccezioni ci sono sempre state ed è anche vero che in passato l'"essere in gamba" ti faceva "fare strada".
Ora, invece, pare che la generazione precedente abbia preso tutto il bottino e per noi giovani non sia rimasto molto. Si va verso quello che il "buon" SV disse prima delle Politiche del 2006 sulla indubbia differenza tra figli di operai e figli di professionisti.

Accanto alla situazione dei trentenni ci sono problematiche reali legati ai salari di famiglie (non solo monoreddito) che difficilmente arrivano alla fine del mese, che stanno consumando i risparmi di una vita per le spese ordinarie e che quindi poco possono promettere al futuro dei propri figli.

La cosa che mi fa rabbia è la rassegnazione e l'immobilismo dei trentenni di oggi. La posso accettare in chi è più grande ma non nei giovani. Cosa ci manca per mettere su una rivoluzione o un altro 68? Non ne siamo capaci? Non ne abbiamo voglia? Dove possiamo trovare la spinta reazionaria necessaria per cambiare il corso delle cose nella nostra nazione? Siamo davvero dei bamboccioni?

Concludendo, Michele chiedeva dell'equilibrio sul quale si basa la vita in Italia. La risposta è: "Non lo so!" Azzardo: "lo spirito italiota del tiriamo a campà"? Mi fa piacere constatare comunque che la classe politica -- specchio fedelissimo dell'egoismo e vecchiume italiano (altro che seconda repubblica!) -- sta aiutando i miei propositi reazionari. Di fatti, qualora l'equilibrio si spezzasse -- e di questo passo si spezzerà -- l'onda d'urto darebbe luogo alla spinta reazionaria che cerco. Si potrà di sicuro creare un paese più giusto ma anche magari le condizioni per un nuovo miracolo italiano.

6 commenti:

Michele ha detto...

Carmine,

nel frattempo ci ho pensato e la mia posizione corrente e' la seguente (spero di farmi capire, non e' mia intenzione sollevare polemiche).
L'Italia non e' la caricatura "glossy" ritratta dai giornali fatta di calcio, donne e/o uomini piu' o meno vestiti, morti ammazzati, di politici che si prendono a botte, di scandali etc. L'Italia non e' neanche quella di Grillo, Celentano o altri personaggi simili, con le sue esagerazioni (Persino i 300,000 in piazza del V-day vanno interpretati con attenzione secondo me).
Secondo me tu ti avvicini un po' al vero quando parli di alcuni aspetti dello stereotipo del bamboccione. L'Italiano medio, secondo me, benche' triste, inca...to, tartassato e' uno che comunque riesce ad andare avanti dignitosamente perche' (nel bene e nel male) si arrangia. Nel senso buono, in Italia la famiglia e' una istituzione ancora molto forte che ammortizza la gravita' di certe situazioni. E quando non e' famiglia, la abitudine al sotterfugio, all'interpretazione "intelligente" del concetto di "coda" o "legge", il ricorso all'amico sono fenomeni molto radicati.
Se ci si basa sui numeri, come spesso fanno coloro che protestano contro la situazione attuale, le cose vanno male o malissimo ... eppure si va avanti! Per allacciarmi ad un altro discorso che tu fai verso la fine del tuo post, io non credo che una rivoluzione sia nell'aria. Una rivoluzione non converrebbe (in fondo in fondo) a nessuno. A Napoli (adesso magari mi smentirai) avevano una buona occasione per fare un bel casino e mettere nei guai amministrazione pubblica e camorra ... succedera' nulla? Secondo me no! Si parla e protesta molto, ma, in un certo senso, "up to a point".

Boh!

Anonimo ha detto...

Caro Michele, l'italiano “medio”, come lo chiami, non ha la minima idea di cosa voglia dire vivere in un altro paese. Ti faccio un esempio:
Immagina di vivere in Svezia o in Canada o forse anche in Inghilterra e di essere su di un autobus verso Liverpool. Ti accorgi che l'autista, un vero “macho” latino, ha lo strano pallino di perdere tanto tempo accostandosi ai marciapiedi, in maniera brusca e pericolosa per i passeggeri, non appena si accorge di poter osservare più da vicino le grazie di donzelle, mamme, ecc ecc. che passeggiano tranquille. Beh, io avrei chiamato la polizia. Ora certamente tu sorriderai di questa simpatica storiella, ma penso ti sarebbe risultata molto meno simpatica se ti fosse capitata veramente su un autobus verso Liverpool.
Io mi sono sentito rispondere che la polizia non solo non sarebbe venuta, ma che mi avrebbero preso per pazzo.

La verità è che l'Italia è un paese con una cultura estremamente provinciale e bigotta, e – per inciso - in questo il vaticano e il suo attuale “pastore tedesco”, hanno e hanno avuto un forte peso ed influenza, d'altra parte perfettamente appoggiato e coadiuvato da una classe politica ancor più provinciale dei cittadini. La gente viene tenuta all'oscuro di cosa voglia dire “avere dei diritti” di cittadini. Non sa che in altri paesi esistono, non sa che solo in quanto cittadino puoi far valere dei diritti. Non ha la minima idea di cosa voglia dire sentirsi parte integrante della società civile. Nessuno ha la minima idea di cosa voglia dire “fare della qualità di vita un business”. Non esiste qualità di vita, esistono interessi di pochi che prevaricano i più. Ora i più iniziano a diventare tanti, di rivoluzione (e non “reazione”, mi raccomando ......) non ve ne sarà l'ombra perché le decisioni non vengono prese dalla massa, ma dall'alto. E questo lo sappiamo bene.

Arrivi in Italia e ti senti dire cose del tipo: “Se le cose non ti stanno bene, datti da fare”. Mentre questo è certo un utile motto da tenere sempre a mente, in Italia te lo vengono a raccontare quando ti lamenti della burocrazia, della politica, insomma del vivere civile, quando si sa che a meno di non bruciarti vita, interessi, lavoro e tutto, certamente tu non hai le forze per poter cambiare alcunché. E' un paese di buffoni. E dietro lo schermo di una diffusa morale catto-provinciale-comunista (tutte solo simpatiche facce della stessa medaglia) si nasconde e si confonde l'importanza dell'essere e del divenire con la frivolezza e l'ambiguità del solo apparire.

un caro saluto,

Nicola

Anonimo ha detto...

fra un paio di mesi si vota: solo li si puo` tentare di cambiare... se abbiamo mandato la cicciolina in parlamento, non ditemi che non siamo capaci di NON mandarci i soliti frivoli-ambigui che ci governano da ventanni. E se fra tre quattro anni poi cominciano a comportarsi come si comportano gli attuali politici, li facciamo fuori anche loro votando per nuove persone ancora... manchera` magari continuiita` ma cosi evitiamo che certi politici si fossilizzino sulle proprie poltrone

Floriana ha detto...

seeeee, perche' credi davvero che basti cambiare la classe politica, anche ammesso ci si riuscisse? Loro sono solo l'esasperazione di cosa siamo tutti noi, gli italiani piu' italiani di tutti. Anche se vogliamo far finta di non vederlo, da cui i neologismi come "la Casta" (ma com'e' che in Italia basta che uno dica una cosa e subito entra nel vocabolario comune? Ogni volta che torno in Italia devo farmi tradurre il telegiornale perche' la meta' delle frasi sono state coniate il mese prima - fa parte anche questo del tenere la gente nell'oblio mi sa, fashion freaks anche nelle parole).

Io sono molto scettica. MOOOOOOLTO cinica ormai sull'italia. Me ne dispiace molto, ma e' cosi', e spero tanto di essere smentita, perche' come dice Carmine non e' bello essere cosi' gia' da giovani (ok, se mi permettete di entrare in questa categoria avendo passato i big four). L'italiano, hai ragione Nicola, non sa cosa sia avere diritti, ma NON sa neanche cosa sia avere doveri. Come dice il mio amico Carlo Santulli, molte cose sono state fatte, ad esempio la computerizzazione di certe interazioni con l'amministrazione pubblica. E funzionano, piu' spesso di quanto non si dica. Ma parecchia gente se ne lamenta. Perche'? Perche' ora la cosa la devi fare ordinata, mica puoi far l'occhiolino al computer per farti passare avanti nella coda. Devi aspettare come tutti gli altri il tuo turno. E l'italiano, nel suo edonismo, proprio non ce la fa ad essere COME TUTTI GLI ALTRI, se fai la coda sei una nullita', e come, non conosci nessuno??? Quante volte avete sentito questa domanda, da chi voleva un posto, a chi voleva passare un esame (da quello di guida a quello all'universita'), a chi voleva un posto letto in ospedale, a chi voleva un certificato di residenza, o aveva da pagare una multa, o voleva una poltrona a teatro... ma conosci qualcuno? E se obietti, le classiche spallucce: "oh, chiedere e' lecito, no?". Well, NO, porca miseria, a volte anche solo chiedere DEVE essere illecito!!! Fino a quando la gente che conosce qualcuno non sara' significativamente di meno della gente che non conosce nessuno, le cose non cambieranno in Italia. Ma adesso come adesso, se per un colpo di magia tutti i politici diventassero onesti e incorruttibili, allora si che l'italiano farebbe la rivoluzione!

Anonimo ha detto...

Io manco dall'Italia da una quindicina d'anni e devo ammettere che seguire gli avvenimenti politici (anche importanti) di questo periodo non ne sono stato capace, sopratutto, credo, per il fatto che non mi trovavo li` e la cosa non mi toccava direttamente.
In ogni caso non mi ricordo e non so di nessun politico che abbia fatto del bene all'Italia disinterassandosi dei propri interessi.
A volte mi viene da pensare che forse i politici Italiani in fondo sono persone normali che riflettono il comportamento dell'Italiano medio. In poche parole mi chiedo: se io fossi un politico, come mi cmporterei una volta arrivato al potere? chiaro, partirei con buoni propositi facendo bei discorsi promettendo queto e quello, ma una volta che mi danno la mia sedia e il mio budget sono sicuro che vedrei le cose alla stessa maniera?
voi?

Michele ha detto...

Caro "italia vista da lontano" (chissa' se leggerai questa replica tardiva),
rispondo prima al tuo penultimo post. Io al potere del voto non credo piu'. Non da quando la soddisfazione di aver finalmente mandato "la sinistra" al governo si e' transformata in amarezza nel vedere persone in cui, un po', avevo creduto, comportarsi esattamente come la loro controparte "di destra". Non da quando (negli ultimi tempi) si sta facendo campagna elettorale in 20 partiti ma con un unico programma, e portando avanti candidati di dubbia provenienza.
Io preferisco la politica dell'arrangiarsi, che e' poi, in un certo senso, uno dei motivi che (a me) ha portato a questo blog. Attento a non fraintendermi. Non intendo "arrangiarsi" come sinonimo di "far compromessi", quello MAI! La politica dell'arrangiarsi, per me dice, "Lasciamo stare associazioni, squadre, fazioni, corporazioni, rivalita', partiti. Serve qualcosa? Siamo in tanti? Facciamo!" Penso che funzioni solo per risolvere piccoli problemi, una qualche forma di rappresentanza serve, pero' e' una possibilita'.